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al testo di Redazione LaRecherche.it
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E se ci fosse un dio nascosto tra le cose, dentro lo spazio che unisce e separa, dove si legge la fine che abbraccia il bordo nuovo di una seconda vita fatta di legno, sale e lacrime, di chiodi mai conficcati, nella certezza tra tavolo e sedia, caviglia e sogni, una crepa sottile per nominare i giorni.
E se mai provassi a tendere la mano, come un vecchio marinaio dentro al vento di levante, dentro - la santa pelle del mondo, nel tempo luminoso che nascevi e quello in cui anche tu morirai, senza il moto e la certezza, solo un punto esatto dell’addio che viene improvviso e strappa.
Allora prova a invocare quello stare - dritto davanti ai giorni, senza chiedere, solo per un gesto - ah, il gesto che abbraccia! Muta ancora nel vento la presenza, la vita dentro le vene e scorre e viene tutto, proprio tutto solo nel gran silenzio dove il tempo separa e taglia il numero dei giorni, il conto degli andati e dio è un dio piccolo di pane e buio, come le figurine del presepe, come la ragazza senza più sorriso, eppure - salva, nel dolore, e il vento che parla di onde, di ombre che vengono e ancora vanno…
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